Questo articolo è per entrare un po’ nel vivo della trama di Anita e della guerra Gorizia, altrimenti parlo sempre di me e il libro e diventa un po’ autoreferenziale, come diceva Moretti. La questione giuliano-dalmata, che non si scrive maiuscolo, come nel titolo, ma lì l’ho messo per dare maggiore visibilità, è cosa abbastanza complessa, lunga, anzi direi molto lunga, poco trattata, con grande disappunto delle diverse associazioni dedicate, sparse per l’Italia, e però importante.
Non si studia a scuola, perché i programmi scolastici arrivano fino alla seconda guerra mondiale, ed è già tanto se uno ci arriva alla seconda guerra; non si studia dopo, perché “…figuriamoci se uno studia proprio quelle cose lì, che non interessano a nessuno…”; non si studia mai, perché “…tanto sono troppo pochi i giuliano-dalmati…” e magari uno pensa che si lamentino per così poco, visto che non sono stati sterminati come gli Ebrei.
Nessuno paragonerebbe l’uccisione di tante persone sul confine jugoslavo allo sterminio, così finemente architettato degli Ebrei, ma come si parla delle Fosse Ardeatine, si potrebbero spendere anche due parole per le Foibe o per gli sterminati, che nelle foibe non ci sono nemmeno arrivati. La questione è ancora aperta, anche se sono passati più di 70 anni, non si chiuderà mai probabilmente, perché mai verrà data giustizia alle famiglie delle vittime e mai verrà riconosciuta importanza agli Italiani e agli Jugoslavi che, negli anni, anche prima della seconda guerra, hanno subito maltrattamenti e angherie da una parte e dall’altra.
Purtroppo mi tocca riconoscere che questo oblio è anche colpa della sinistra, intendo della sinistra italiana, perché parlar male dei comunisti di Tito non era cosa gradita alle alte sfere della sinistra, fino a poco tempo fa. Poi…”…beh chi te lo fa fare di ammettere errori passati, quando manco sei stato tu e comunque metterebbero in cattiva luce il partito!…”. I comunisti di Tito erano come i comunisti di Stalin, da condannare incondizionatamente, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, non seguivano certo ideali di sinistra o di destra, erano solo pazzi sanguinari! Come pazzi erano fascisti e nazisti, che si sono macchiati di crimini indecenti.
Io mi sono documentata durante la scrittura del libro, perché sentivo di non saperne abbastanza, e devo dire che quel che ho saputo mi ha amareggiata, confusa e avvilita. Non consiglio a tutti di andare a studiare la storia che non si sa, consiglio solo di avere rispetto per quello che non si conosce, come in tutti gli altri campi. Non si capisce mai perché ci siano tante associazioni di queste persone vissute al confine, si capisce poco perché ci sia questa giornata dedicata alle Foibe, che pochi ricordano e pochi vi danno peso. Più che altro è stata istituita per tenere tranquille le associazioni dei parenti.
Il Friuli Venezia Giulia per gli altri Italiani è una regione un po’ a latere, molto più dell’Alto Adige o della Val D’Aosta; gli Jugoslavi poi dobbiamo ancora capire perché si siano fatti tanta guerra e ora non dobbiamo più chiamarli così, ma dobbiamo distinguere tra Sloveni e Istriani, quando ne sappiamo, altrimenti tagliamo corto dicendo che in Jugoslavia ci sono i Serbi e i Croati. Se fossi una triestina, credo che sarei un po’ infastidita, oppure me ne fregherei del resto dell’Italia; ma invece loro no, loro si sentono Italiani e hanno ragione perché lo sono, non desiderano l’indipendenza, come gli altoatesini, che in gran parte gradirebbero parlare solo tedesco ed essere lasciati in pace.
Il loro dramma di allora e quello degli Sloveni e degli Istriani dall’altra parte è stato quello di trovarsi con una linea, stablita dai governi mondiali, che divideva a metà le loro case, è stato quello di dover cambiare la propria lingua madre improvvisamente, è stato quello di doversene andare dal paese in cui erano nati e non poter tornare più. Il nostro paese non ha difeso e salvaguardato i propri cittadini, il loro paese ha fatto anche peggio, ha lasciato che venissero maltrattati e uccisi, perché politicamente non gli conveniva aiutarli.
Non è una storia tanto diversa da tutte le altre che si sentono raccontare dei luoghi di confine, non è una storia nuova, perché sono passati ormai molti anni, non è nemmeno una storia originale, ma è una storia…è la nostra storia e vale la pena che venga ricordata, anche se crediamo che non ci appartenga più.
Ci appartiene eccome, sarebbe bello se potessimo dire che siamo solo figli di quelli che hanno fatto il Colosseo, la Cupola di San Pietro, l’Aida o l’unità d’Italia, ma invece, purtroppo ci sono stati anche quelli…ce ne vergognamo…almeno la maggior parte di noi, ma non vogliamo saperne di più, perché ci dà fastidio, ci fa impressione o alla peggio ci annoia.
Allora hanno ragione i parenti delle vittime a lottare ancora, per mantenere forte il ricordo!